lunedì 25 agosto 2014

Un viaggio chiamato Fado


Difficilmente una casa di Fado è vuota, c’è sempre gente.

I clienti abituali, i fadisti, i curiosi, quelli che sono lì per la prima volta in vita loro e magari abitano esattamente di fronte la tasca. Brusio e chiacchiere, rumore di bicchieri e un compìto rispetto.

Ad un certo punto il “dono da casa”, il padrone del locale, si avvia alla porta di uscita chiudendola, dopo aver invitato la gente ad entrare dentro. Le luci si abbassano, così come il tono della voce di tutti, quasi buio, giusto la possibilità di intravedere le sagome, il silenzio cala naturalmente all’interno della tasca.




Si sente il rumore del legno delle chitarre, delle corde di metallo sfiorate per caso, i musicisti cominciano a diventare strumento.
Raggiunto il silenzio lo spettacolo comincia.

Una chitarra classica e una chitarra portoghese fanno da sottofondo alla voce di una (o un) cantastorie, che racconta di storie probabilmente mai esistite, di viaggi probabilmente mai fatti, ma non è necessario conoscere la storia in sé, l’animo del racconto viene fuori comunque.

La malinconia e la saudade di una storia passata ci avvolgono e, da ignari spettatori, ci impregniamo di questi sentimenti facendoli nostri.



Difficile è capire il senso del racconto, ma la melodia delle chitarre e la potenza della voce ci porta comunque con se, fantasticando sui nostri viaggi, reali o irreali, sulle cose che vorremmo e su quelle che abbiamo, veniamo rapiti dal calore del suono e lo scrosciare degli applausi, alla fine del pezzo, è come un risveglio brusco, un ritorno alla realtà reale, fatta di gente accanto a noi, di vino e di due musicisti e una cantante che ci hanno regalato un viaggio infinito di qualche minuto.

Il fado profuma di candele e vino rosso, di buio e malinconia, di fumo di sigarette e progetti, non c’è spazio per la danza, difficilmente si canta, è una musica interiore, che ci accompagna dentro viaggi infiniti restando seduti perdendosi a guardare.

Per godere del fado bisogna essere predisposti, se vi aspettate solo uno spettacolo, probabilmente rimarrete delusi, i musicisti possono essere bravissimi ma se non si è sintonizzati bene può sembrare solo fastidioso,lamentevole e noioso rumore.

A Lisbona il fado si suona ovunque, evitate i locali del Bairro Ato e quelli troppo turistici, scegliete una notte tarda, durate la settimana e infilatevi tra i vicoli dell’Alfama, in Rua dos Remedios, la Tasca do Chico e la Mesa de Frades (quest’ultima è stupenda ma carissima) sono quelle che consiglio a tutti oppure domenica pomeriggio la Tasca do Jaime a Graca è il posto da non perdere.

Non andate via da Lisbona senza aver sentito Fado. 


Prima pubblicazione 11 Dicembre 2012

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